Trionfo in America’s Cup per New Zealand, che s’impone 7-3 su Luna Rossa e conquista la Vecchia Brocca per la quarta volta. Team Prada Pirelli esce comunque a testa altissima

Un equilibrio durato fino all’ottavo round, quando un clamoroso splash down, preceduto da un altrettanto inatteso displacement dei rivali, affonda i sogni di gloria dell’equipaggio tricolore.
E’ in quel solco di oceano che i nostri eroi perdono di fatto la coppa ma non l’orgoglio, che li porta a uscire a testa altissima dal Golfo di Hauraki, dove è andata in onda una delle edizioni più combattute nella storia della Vecchia Brocca.
Certo, alla fine, come spesso accade, vince la barca più veloce. E che Te Rehutai lo fosse non l’abbiamo certo scoperto ora. Ma Luna Rossa, che già aveva impressionato in Prada Cup travolgendo Ineos UK in finale, ha macinato nodi con brezza leggera, il suo piatto preferito, e offerto ottime performance anche con vento forte, specialità neozelandese.

Dall’altra parte, i Kiwi, con il loro condottiero olimpico Peter Burling, hanno messo in campo il proprio talento nel saper leggere ogni situazione, sia quando c’era da attaccare la preda, sia quando c’era da gestire l’inseguitore.
La sensazione è che nei testa a testa i giganti neozelandesi non perdessero mai la testa, pronti a sfruttare anche la più piccola sbavatura di Luna Rossa, vedi la strambata presa troppo larga in gara-4 o il buco di vento accusato prima dell’ultima boa in gara-9.

A sfavore di New Zealand, però, deponeva il fatto che, al contrario di Luna Rossa e degli altri sfidanti di Prada Cup, era reduce da un lungo periodo senza gare come si addice al defender. Eppure, una volta scesi in campo, i campioni uscenti hanno subito mostrato di avere tensione agonistica e ritmo partita.
Un ritmo che Luna Rossa ha retto finché ha potuto, volando su quei foil che rappresentano la nuova frontiera tecnologica della vela e decollando a caccia di un sogno infranto alla decima corsa.
Quella che consegna per la quarta volta ai neozelandesi il trofeo d’argento. Quella che, proprio per il valore dell’impresa (mai una squadra italiana aveva fatto più di un punto in America’s Cup), fa di Team Prada Pirelli l’oro di un Paese che sogna meno zone rosse e più Luna Rossa.

Gara-10 e lode, trionfo New Zealand. Ma Luna Rossa pensa già al futuro

Ne viene fuori l’ennesimo duello entusiasmante, tra strambate e incroci, in cui i nostri fanno vedere di non voler arrendersi e i Kiwi sfoggiano tutta la loro classe che, anche stavolta, ha la meglio: dopo il primo gate, New Zealand incrementa il distacco di oltre 70 di metri e sfrutta un salto di vento che li proietta a gonfie vele verso l’ultimo traguardo, perché intanto Luna Rossa perde quota nella seconda bolina e conclude l’inseguimento con 46″ di ritardo.

“Eccezionale, è surreale. Vogliamo ringraziare tutte le persone coinvolte nella squadra, tutti coloro che sono a riva – dice entusiasta a fine gara Peter Burling – Una volta passati avanti, si è trattato solo di andare all’arrivo. Abbiamo preso la destra, con un buon vento, e siamo riusciti a vincere. Vincere contro Spithill è stata un’emozione grandissima, ma anche quattro anni fa alle Bermuda era la stessa cosa. Complimenti a Luna Rossa per la serie, hanno fatto un grande lavoro“.

Grazie Luna Rossa per averci fatto sognare ai occhi aperti in queste notti spettacolari.









